Oggi vi voglio parlare del Glifosato, un veleno, ormai classificato come  potenzialmente pericoloso, usato in agricoltura e non solo, anche nei parchi. Andiamo nei parchi per stare bene ed invece ci avveleniamo? Si! Vediamo perchè. L’Europa, inerte e in mano a forti lobby, non fa nemmeno una ricerca indipendente per verificare quello che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) di Lione dal 2015 urla come pericoloso, o potenzialmente tale.  Altro ente che lavora su una ricerca sul glifosato ( detto anche round up) è l’Istituto Ramazzini di Bologna con un network internazionale di ricerca, finanziato unicamente da cittadini privati.

Un’anticipazione dello studio ha confermato il potere del glifosato di alterare il microbioma intestinale nei ratti, anche alle dosi attualmente ammesse in Europa, mentre a quelle consentite negli Usa (tre volte più alte) erano già state rilevate alterazioni dei marker legati allo sviluppo sessuale, alla genotossicità e alla flora batterica intestinale. Altri studi hanno segnalato il rischio di sviluppare linfomi non-Hodgkin tra gli agricoltori esposti alla sostanza, nonché danni genetici e stress ossidativo sulle cellule in coltura, solo per citare una parte del corposo materiale già disponibile.

eccovi l’articolo completo del fatto quotidiano:

Ma cosa fa l’Europa? Ne prolunga l’ultizzo venendo meno al suo principio di precauzione. Adesso sta decidendo se prolungare per altri 10 anni la licenza di questo veleno.

The Lancet Oncology – ha concluso che «le prove che l’erbicida causi il cancro negli animali sono sufficienti», mentre sono «forti quelle riguardanti la genotossicità» del prodotto. Finora l’esposizione ai pesticidi era risultata correlata a un aumento dei casi di leucemie infantili e malattie neurodegenerative, Parkinson in testa. Dal nuovo documento emerge invece una forte correlazione epidemiologica tra l’impiego del glifosato (riscontrato anche nel sangue e nelle urine degli agricoltori) e il linfoma non-Hodgkin. Il parere, vista anche la fonte, ha riaperto la discussione all’interno della comunità scientifica. Già nel 1985 l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente indicò il glifosato come possibile cancerogeno umano, dopo averne testato gli effetti sui ratti e aver raccolto prove anche in Canada e in Svezia.

E l’Europa? Nega tutto . Rcco un bell’articolo della Fondazione veronesi sul tema:

Purtroppo lo si ritrova anche nella pasta:

L’Europa dibattuta dalla pressioni delle lobby e i bosogni dei cittadini non riesce a decidere. E voi?

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